La configurazione barica attuale a livello nord-emisferico vede un ramo del Vortice Polare Troposferico piuttosto attivo in area Canadese, il cui lobo principale invia a fasi alterne depressioni in area islandese. Al contempo però il getto polare in area atlantica risulta attualmente piuttosto frammentato e soggetto ad ondulazioni, una delle quali ha creato un’area anticiclonica che si estende tra la penisola scandinava, mare del nord, Scozia e fin verso il prospiciente atlantico.
Tuttavia tale anticiclone si estende più verso i paralleli ed in questo modo favorisce una traiettoria delle colate fredde nord-orientali principalmente verso l’Europa occidentale, ove poi si formano periodicamente dei sistemi depressionari che si originano dall’interazione di queste masse d’aria più fredde con quelle più miti oceaniche.
Sul comparto Russo Siberiano del Continente troviamo un’altra area anticiclonica piuttosto poderosa con massimi al suolo fino a 1060 hPa, e che in un certo senso fa da “freno” ai flussi occidentali atlantici sebbene non siamo ancora in presenza di un vero e proprio anticiclone termico bensì ancora di tipo dinamico o al più ibrido, ed in ogni caso al momento ha poca o nulla influenza sulle vicende meteo nostrane.
In questo contesto abbiamo quindi come già detto un’area mediamente “depressa” e con bassi geopotenziali sull’Europa occidentale, con alcune perturbazioni che attraversano anche il nostro paese, con un quadro termico che presenta anomalie leggermente negative sul centro-nord d’Italia, mentre procedendo verso il sud siamo in genere attorno la media o talvolta sopra quando spesso ci si trova sui rami caldi delle depressioni che come abbiamo visto frequentano maggiormente i lidi occidentali.
Verso la fine della prima decade la depressione islandese riprenderà un certo vigore, al contempo l’area anticiclonica si indebolirà e si ritirerà più verso l’Oceano atlantico, per cui avremo ancora una certa occidentalizzazione delle colate coadiuvata da tale “vulnerabilità” dello stesso anticiclone sulle zone di proprie competenza, oltre alla già citata distensione lungo i paralleli; tale dinamica causerà la formazione di una depressione tra la Penisola iberica e le Isole Baleari.
In tale situazione sembra probabile di risposta un aumento termico abbastanza importante sulle regioni meridionali e Sicilia, soprattutto però in quota ed in libera atmosfera; con tali dinamiche infatti ad un’avvezione calda alla quota di riferimento posta a 1500 m circa, non avremo un analogo incremento al suolo, poichè è influenzato da altri fattori: in primis lo scorrimento delle correnti meridionali su un mare relativamente freddo, ed in secundis da un possibile passaggio di nubi basse che potrebbero ostacolare in parte la radiazione solare che giunge al suolo.
Comunque sia avremo qualche giorno con valori termici ben sopra la media del periodo, soprattutto i valori minimi, con una certa ventilazione meridionale.
Allo stesso tempo nella zona di confluenza tra questa avvezione calda e le correnti più fresche orientali, posta attorno al Centro Italia, potrebbe portare qui un tipo di tempo maggiormente instabile con qualche pioggia.
Volgendo lo sguardo più avanti, e quindi nel corso della seconda decade, sembra che l’anticiclone delle Azzorre torni ad occupare le zone di propria competenza con un netto aumento di geopotenziali tra l’area Iberica ed il vicino atlantico; in tale situazione quindi la traiettoria delle perturbazioni nord-atlantiche o, eventualmente, delle irruzioni artiche, inizia pian piano ad assumere una componente maggiormente meridiana e quindi più diretta verso il mediterraneo centrale.
Al momento la distanza temporale impone ovviamente cautela circa lo stabilire l’effettiva direzione e magnitudo delle eventuali irruzioni fredde, tuttavia possiamo affermare che vi è una certa probabilità che la seconda decade veda un certo calo termico con valori che spesso potrebbero risultare sotto la media del periodo, con clima quindi decisamente più invernale.
Si potrebbe ipotizzare una prima perturbazione nel corso della prossima settimana con un peggioramento del tempo associato a precipitazioni e successivo calo termico, dopo l’aumento del prossimo week-end, causata da una prima moderata ondulazione della corrente a getto sull’Italia; il dopo diventa chiaramente sempre più nebuloso ma un fattore che sembra poter avere una certa probabilità è costituito dall’ulteriore aumento di geopotenziali con un anticiclone piuttosto strutturato sull’Europa occidentale.
In tale contesto si potrebbero quindi ipotizzare, attorno al “giro di boa” mensile o più avanti, alcune irruzioni fredde maggiormente dirette verso il mediterraneo e di maggiore magnitudo, anche se il ventaglio di ipotesi circa le relative traiettorie come sappiamo risulta inevitabilmente ampio, senza poter neanche escludere il mediterraneo più orientale.
Cenni sulle vicende stratosferiche
In questi giorni avrete probabilmente sentito parlare di un evento stratosferico importante associato sia ad un certo riscaldamento che ad una vera e propria inversione dei venti zonali. Siamo con ogni probabilità di fronte ad un evento definito “Midwinter Major Warming”, ovvero quell’evento che avviene in stratosfera il quale è caratterizzato appunto da entrambi i suddetti aspetti, ovvero sia un cospicuo riscaldamento che una vera e propria inversione di venti zonali associati ad un anticiclone polare (stratosferico), in sostituzione del Vortice Polare Stratosferico che solitamente occupa le proprie zone di competenza, e che invece in questo caso risulterebbe “splittato”, cioè suddiviso in lobi sull’emisfero settentrionale.
Senza addentrarci ulteriormente nell’argomento (che meriterebbe una trattazione a parte), in alcune circostanze ciò che avviene ai piani alti potrebbe anche ripercuotersi ai piani bassi, quindi in troposfera, portando importanti modifiche all’assetto del Vortice Polare Troposferico, attualmente già piuttosto disassato verso l’area canadese, il quale potrebbe a sua volta suddividersi in vari lobi a spasso per l’emisfero settentrionale portando scambi termici considerevoli tra le regioni polari e delle medie latitudini.
Tuttavia siamo sempre nel campo delle ipotesi e soprattutto come detto dovrebbe in primis attivarsi il coupling (scambio) tra stratosfera e troposfera, ed ammesso che ciò effettivamente avvenga occorrerebbe capire poi come vengano dislocate le varie figure bariche con un ventaglio di soluzioni anche molto differenti tra loro.
A titolo meramente esemplificativo, riportiamo due mappe ECMWF in cui vengono rappresentati i venti medi zonali su tutta la colonna che va dall’alta stratosfera alla bassa troposfera (asse ordinate, valori in hPa) e per le varie latitudini (asse ascisse, l’emisfero nord va da EQ verso destra); valori positivi ed in tonalità che tende al rosso indicano venti medi zonali che seguono la classica direzione ovest-est, al contrario i valori che tendono al blu indicano inversione di tali venti e quindi con provenienza maggiormente orientale. Poniamo l’attenzione a quanto avviene su alte latitudini, quindi tra 60 e 90°.
La prima mappa si riferisce alla giornata attuale in cui viene redatto tale articolo (4 Gen), notare come in alta stratosfera (da 1 a 20hPa) sia già avvenuta questa importante inversione dei venti medi; la seconda è una mappa di previsione a 10 giorni, ed è possibile notare come sia possibile tale propagazione verso il basso di questa situazione con il passare dei giorni, anche se in modo meno marcato. Quindi è una possibilità che sussiste, parlando sempre in linea molto generale per l’intero emisfero nord.
Occorre inoltre tenere conto che in genere questo tipo di previsioni deterministiche performa meglio quando si parla di evoluzione a livello di stratosfera, venendo meno alcuni fattori di disturbo maggiormente presenti in troposfera (specie quella medio-bassa) sulla predicibilità delle stesse previsioni deterministiche; in altre parole, sono mediamente più affidabili per i piani alti, a parità di periodo temporale considerato. Quindi è giusto tenere la dovuta considerazione di tale evoluzione pur con tutte le cautele del caso e già in precedenza illustrate. ■
a cura di Stefano Salamanna e Guerriero Danieli